Le vostre storie

Il mio desiderio è di fare di ogni grano di questo territorio un tranquillo, ordinato, universale, parlare.

M.Tobino

La vita ci pone sempre davanti a delle sfide, vecchie o nuove che siano. Ma non siamo soli ad affrontarle. Il modo in cui le affrontiamo dipende molto dalle persone che incontriamo, dalle relazioni che instauriamo, dagli esempi e dalle storie che ascoltiamo. Sono spesso queste a darci l’energia giusta per fare del nostro meglio. La tua storia è un dono prezioso!

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In Comunità mi sento molto a mio agio, più di quanto mi aspettassi, anche le educatrici e gli altri bambini sono molto gentili e molto buoni con me. Qui mi trovo molto bene, come in una famiglia. Il comportamento sia degli educatori che dei bambini mi fa una buona impressione, sono molto gentili e qui sono felice.

B. 17 anni
Persona accolta

In Comunità mi trovo bene la maggior parte del tempo perché sto con le educatrici e mi piacciono le attività che mi propongono, come andare al laboratorio di cucito il giovedì.

D. 17 anni
Persona accolta

In comunità mi sento abbastanza a mio agio ultimamente, mi trovo bene sia con i ragazzi che con gli adulti, anche se in passato non mi ci trovavo bene. A stare qui ho imparato molte cose, ho capito certi sbagli che ho fatto in passato e che non rifarei mai, ho capito l’importanza dell’amicizia, anche se a volte ci sono stati dei momenti no. Ho imparato ad allontanare le persone che mi facevano stare male e gli amici falsi che ho avuto. 

La comunità è un posto che mi ha fatto cambiare in meglio e crescere mentalmente, è il posto che mi ha salvato dagli errori che ho fatto e che avrei potuto fare in futuro.

G. 18 anni
Persona accolta

Secondo me la comunità è un posto che ti fa capire molte cose, ti fa esprimere molte cose e ti fa sentire come a casa; ma neanche a casa, ti fa proprio sentire in un posto protetto con cibo, acqua e con tutto quello di cui hai bisogno. Io vi dico la mia: io non la sento come una casa la sento come una fortezza con educatori che ti insegnano ad comunicare, ti insegnano le buone maniere, ti insegnano ad esprimerti con gli altri ad farti capire se sei in difficoltà: questo e quello che penso io.

N. 11 anni
Persona accolta

Nella mia personale esperienza, il lavoro in comunità, proprio per alcune sue specificità, è stato, ed è tuttora, uno di quei lavori che mi permetterei di classificare come «impegnativi».

Se dovessi designare una parola da associarvi sceglierei «crisi», presa però nella sua accezione figurata e più positiva di «opportunità».

È un lavoro quello in comunità che mi ha messa in crisi, ovvero che mi ha offerto l’opportunità di crescere sia a livello professionale che come persona grazie alla relazione con gli utenti stessi che con l’équipe, di mettermi in gioco e di scoprirmi sotto altri punti di vista e mi ha dato anche la possibilità di ridimensionare e di mettere in prospettiva alcuni aspetti e valori della vita.

Valentina
Operatore

Essere un educatore comporta l’imprescindibile disponibilità a cambiare se stessi per far emergere il positivo dalla relazione con l’altro. Nella comunità educativa questa disponibilità non è teorica né si esprime con una tecnica, è piuttosto un modo d’essere in cui sono in gioco idee di libertà e futuro. Da questo punto di vista essere un operatore di comunità è per me un’esperienza coinvolgente che malgrado abbia i suoi frequenti momenti di difficoltà mi entusiasma per quei rari ma intensi momenti in cui sono cresciuto aiutando gli altri a crescere.

Vito
Operatore

Nella mia breve esperienza da educatrice, lavorare con minori che vivono in comunità significa dare e ricevere in modo reciproco e continuo. 

Significa entrare in punta di piedi nella vita di ciascuno ragazzo/bambino con un sorriso, con una parola dolce, senza giudizio o rimprovero; ascoltare con empatia e accogliere i bisogni di ciascuno per capirne le difficoltà; condividere momenti di gioia e di risate; creare relazioni di fiducia, che siano pilastri di educazione e di affetto nella vita di ogni ragazzo/bambino; accompagnare questi ragazzi nella loro crescita perché possano un giorno affrontare la vita in modo autonomo.

Inoltre per me come persona significa crescere interiormente, perché ogni gesto d’affetto proveniente da loro mi da gioia, ogni passo in avanti che fanno mi da  soddisfazione: lavorare con questi ragazzi mi arricchisce ogni giorno di più.

Fanny
Operatore

L’esperienza come operatrice al San Filippo è molto impegnativa ma, allo stesso tempo, ricca di emozioni. Sapere di essere uno dei punti di riferimento per i ragazzi ti carica di tantissime responsabilità ma con il lavoro in equipé sai di poter raggiungere molti obbiettivi finalizzati alla crescita di tutti.

Denise
Operatore

Lavorare in una struttura residenziale per minori è qualcosa che trascende da un semplice operato professionale; è una scelta di vita, una missione, una decisione rinnovata ogni giorno. Se nel lavoro dell’educatore socio pedagogico è previsto, indipendentemente dall’ambito operativo di intervento, che il professionista guidi i propri bambini o ragazzi nel loro percorso di crescita, per chi lavora in una struttura residenziale la professione si declina secondo l’etimologia stessa del termine, conducendo giorno giorno gli ospiti sul giusto sentiero, supportandoli nella loro crescita in ogni ambito della loro vita e personalità, estraendo da ciascuno le parti migliori ed inconsapevoli di sé.

Scegliere di operare come educatore professionale all’interno di una comunità per minori implica essere disposti a condividere e mettere in gioco caratteristiche personali, sistemi valoriali, modelli, emozioni, vissuti, sapendoli ridefinire ed utilizzare come strumento professionale per plasmare, mediante un sapiente labor limae condiviso in equipe, la forma mentis degli adulti di domani.

Cinzia
Operatore

Tra l’ignoto e il divenire. Essere un operatore di comunità significa aprire la stessa porta ogni giorno, entrando in un mondo nuovo. Non sai mai come potrà essere quella giornata, ogni minuto scandito all’interno di quel mondo. Per questo devi essere disposto al continuo divenire: è un lavoro di fino in cui devi essere sempre pronto ad aggiustare il tiro, equipaggiato sempre dai migliori strumenti che puoi avere, dalle migliori intenzioni che puoi possedere. Ogni giorno è diverso, ogni giorno cambierai. Ma quando richiudi quella porta, non sarai mai lo stesso di quando sei entrato. 

Può far paura spesso, ma è lo stimolo forte della curiosità e dello sperimentarsi in modi diversi che ti farà nuovamente affacciare a quel mondo. 

Stefania
Operatore

La vita in comunità è come nascere nella seconda famiglia. Qui cresci con delle capacità da grande e hai la possibilità di vedere le cose diverse con una visione da grande. Io, in questi tre anni, ho vissuto come una ragazza che fino a tre anni fa non pensavo fosse possibile essere e non immaginavo possibile che sarei arrivata dove sono ora, a frequentare una scuola e a riconoscermi con delle capacità.

In una comunità non è così semplice stare lontani dalle persone che ami. Qui hai però l’opportunità di diventare quello che nel passato non hai mai potuto diventare. In Comunità hai un bel rapporto con persone che ti vogliono bene e con cui costruisci un rapporto e un legame, persone positive; ci deve essere fiducia e rispetto tra educatori e ragazzi, parlare apertamente e essere sinceri.

C. 18 anni
Persona accolta

Stare in comunità non è assolutamente facile. Ti ritrovi a vivere con persone tra loro molto diverse. Ogni persona ha la sua storia che può essere grave o meno grave ma è pur sempre qualcosa che ti segna nella vita. Qui dentro siamo come cuccioli smarriti perché non sei con la tua famiglia, non sei con i tuoi amici e potrebbe all’inizio sembrare che tutto è rivolto contro di te. Io derivavo da una situazione dove ero solo, senza nessuno e senza alcun tipo di insegnamento o regola che serviva per aiutarmi a crescere. Quindi è chiaro che ogni cosa poteva sembrare un obbligo a fare qualcosa e all’inizio questo mi dava fastidio. Ma secondo me qua dentro sono cambiato e maturato molto, questo posto mi è stato di grande aiuto perché credo che qua ci serva per avere un’educazione che magari ci è mancata o non abbiamo avuto la possibilità di avere.  Ovviamente anche io ho fatto i miei sbagli e le mie cavolate, ma come si dice dagli errori si impara e si cresce. Ad esempio grazie alla comunità e a mio padre sono riuscito ad avere una visione a 360 gradi e di conseguenza a riuscire ad essere sia un po’ più autonomo ma soprattutto riuscendo a effettuare le giuste scelte per stare bene con me stesso.

M. 17 anni
Persona accolta

La comunità è come se fosse la tua seconda famiglia anche se si litiga, chi c’è ti dimostra l’affetto e c’è chi fa tanto il grosso ma poi ti vuole bene, in poche parole ci vogliamo bene con gli alti e i bassi, tipici delle relazioni.

A. 13 anni
Persona accolta

Tra noi non c’è regina, tra noi c’è l’affetto  che nonostante non si mostri si respira nell’aria! L’affetto non sempre lo sentiamo ma quando si avvicina sbuca l’armonia. Quando ci arrabbiamo non ci odiamo, risolviamo in modo buffo e certe volte lasciamo in sospeso, quando siamo tristi a volte ci aiutiamo e a volte lasciamo che si risolva da sola la questione. E in tutto gli educatori ci hanno sempre sostenuto e agevolato e ci siamo sempre aiutati e per questo sono molto grata! Grazie! E dico grazie a tutto il San Filippo Neri!

N. 15 anni
Persona accolta

In comunità mi dà fastidio quando non mi rispettano e non mi ascoltano e mi dà fastidio quando dicono “sei troppo piccola” e non mi ascoltano, però alla fine mi trovo bene qui e mi diverto.

M. 9 anni
Persona accolta

Da quando sto in comunità ho fatto molte esperienze: abbiamo fatto gite magnifiche e ho conosciuto ragazzi che a oggi sono fondamentali nella mia vita. È capitato di discutere, anche pesantemente, ma siamo sempre riusciti a perdonarci e a fare pace. In comunità ci sono gli educatori con i quali non sempre è facile essere in sintonia, ma di fatto sono una costanza e un punto di riferimento per tutti.

E. 14 anni
Persona accolta

Vivere all’interno di questa comunità mi ha permesso di ricevere un aiuto concreto per poter stare in un posto sicuro e confortevole in cui tornare ogni sera. Gli educatori mi aiutano in tanti modi, sia negli studi, iscrivendomi a scuola e aiutandomi a fare i compiti ogni pomeriggio, sia a livello economico, fornendomi vestiti e cibo da mangiare ogni giorno.

A. 16 anni
Persona accolta

Noi siamo gli infermieri del centro madre Fernanda una realtà che ci permette di lavorare esaltando i nostri punti di forza. Il nostro lavoro non consiste esclusivamente nel preparare la terapia o gestire documenti sanitari, ma è soprattutto una presa in carico dell’ospite a 360°, Come? Partecipando ad attività, uscite, colloqui e  tutto ciò che può venire in mente. L’arte applicata alla scienza è ciò che ci rende infermieri.

Infermieri Centro Madre Fernanda
Operatori

Nel tempo ho capito che la funzione più importante del mio lavoro era imparare a fare il mediatore. Cerco di mediare tra il paziente e i suoi processi di pensiero emotivi e cognitivi. Cerco di guidare e sostenere l’autonomia nelle abilità quotidiane contribuendo così ad una riorganizzazione della propria identità interiore: fare ordine e chiarezza fuori per raggiungere un equilibrio interiore. 
Alla base di tutto c’è la relazione, la scelta delle parole, la fiducia, la costanza, il cuore.
Ma anche coraggio e un po’ di follia.

Silvia
Operatore

È strano pensare a quando percorri certe strade, sicuro che dovrai farlo per poco tempo, e poi dopo anni ti accorgi che invece sono state le strade della tua vita, quelle che quasi con forza e con amore ti sei sentito portato a percorrere, nonostante tutto. Era il dicembre di alcuni anni fa quando per la prima volta arrivai in un reparto di psichiatria. Ricordo solo il rumore delle chiavi di chi apri la porta, alcune immagini incancellabili, un violento impulso ad andarmene e l’odore pungente di sigarette. Alcune anime passeggiavano senza meta, alcuni materassi a terra, qualcuno che vagava nudo completamente o quasi e poi voci, sussulti, urla e alcuni sorrisi. Era Natale. Presi i turni, le chiavi e il giorno dopo presi servizio. Non me ne sono mai andata.

Maria Sole
Operatore

Mi sono avvicinata a questo lavoro senza grandi aspettative e quasi in po’ per caso. Dopo più di 30 anni mi sento di dire  che ho dato il meglio di me stessa sia con i colleghi che con gli utenti, ma che indubbiamente ciò che ho ricevuto a livello personale è molto di più di quanto credo sia riuscita a dare io. È stata un esperienza di crescita personale che rifarei subito.

Speranza
Operatore

30 ottobre era il giorno di compleanno di Dario mio figlio …il mio primo Giorno di lavoro con la salute mentale me lo ricordo come se fosse ieri …fui attraversata da una forte emozione e timore …. Qualcosa mi diceva che dovevo restare e non andermene… oggi premio Il mio coraggio e la mia determinazione X avere avuto questa bellissima opportunità … quel 30 ottobre non sarà solo il compleanno di Dario ma anche un giorno dove ho conosciuto questo mondo che mi ha dato tanto e che merita tanto

Letizia
Operatore