Mi sono avvicinata a questo lavoro senza grandi aspettative e quasi in po’ per caso. Dopo più di 30 anni mi sento di dire che ho dato il meglio di me stessa sia con i colleghi che con gli utenti, ma che indubbiamente ciò che ho ricevuto a livello personale è molto di più di quanto credo sia riuscita a dare io. È stata un esperienza di crescita personale che rifarei subito.
Speranza
Operatore
La vita in comunità è come nascere nella seconda famiglia. Qui cresci con delle capacità da grande e hai la possibilità di vedere le cose diverse con una visione da grande. Io, in questi tre anni, ho vissuto come una ragazza che fino a tre anni fa non pensavo fosse possibile essere e non immaginavo possibile che sarei arrivata dove sono ora, a frequentare una scuola e a riconoscermi con delle capacità.
In una comunità non è così semplice stare lontani dalle persone che ami. Qui hai però l’opportunità di diventare quello che nel passato non hai mai potuto diventare. In Comunità hai un bel rapporto con persone che ti vogliono bene e con cui costruisci un rapporto e un legame, persone positive; ci deve essere fiducia e rispetto tra educatori e ragazzi, parlare apertamente e essere sinceri.
C. 18 anni
Persona accolta
Noi siamo gli infermieri del centro madre Fernanda una realtà che ci permette di lavorare esaltando i nostri punti di forza. Il nostro lavoro non consiste esclusivamente nel preparare la terapia o gestire documenti sanitari, ma è soprattutto una presa in carico dell’ospite a 360°, Come? Partecipando ad attività, uscite, colloqui e tutto ciò che può venire in mente. L’arte applicata alla scienza è ciò che ci rende infermieri.
Infermieri Centro Madre Fernanda
Operatori
Essere un educatore comporta l’imprescindibile disponibilità a cambiare se stessi per far emergere il positivo dalla relazione con l’altro. Nella comunità educativa questa disponibilità non è teorica né si esprime con una tecnica, è piuttosto un modo d’essere in cui sono in gioco idee di libertà e futuro. Da questo punto di vista essere un operatore di comunità è per me un’esperienza coinvolgente che malgrado abbia i suoi frequenti momenti di difficoltà mi entusiasma per quei rari ma intensi momenti in cui sono cresciuto aiutando gli altri a crescere.
Vito
Operatore
Nel tempo ho capito che la funzione più importante del mio lavoro era imparare a fare il mediatore. Cerco di mediare tra il paziente e i suoi processi di pensiero emotivi e cognitivi. Cerco di guidare e sostenere l’autonomia nelle abilità quotidiane contribuendo così ad una riorganizzazione della propria identità interiore: fare ordine e chiarezza fuori per raggiungere un equilibrio interiore. Alla base di tutto c’è la relazione, la scelta delle parole, la fiducia, la costanza, il cuore. Ma anche coraggio e un po’ di follia.
Silvia
Operatore
Nella mia breve esperienza da educatrice, lavorare con minori che vivono in comunità significa dare e ricevere in modo reciproco e continuo.
Significa entrare in punta di piedi nella vita di ciascuno ragazzo/bambino con un sorriso, con una parola dolce, senza giudizio o rimprovero; ascoltare con empatia e accogliere i bisogni di ciascuno per capirne le difficoltà; condividere momenti di gioia e di risate; creare relazioni di fiducia, che siano pilastri di educazione e di affetto nella vita di ogni ragazzo/bambino; accompagnare questi ragazzi nella loro crescita perché possano un giorno affrontare la vita in modo autonomo.
Inoltre per me come persona significa crescere interiormente, perché ogni gesto d’affetto proveniente da loro mi da gioia, ogni passo in avanti che fanno mi da soddisfazione: lavorare con questi ragazzi mi arricchisce ogni giorno di più.
Fanny
Operatore
La comunità è come se fosse la tua seconda famiglia anche se si litiga, chi c’è ti dimostra l’affetto e c’è chi fa tanto il grosso ma poi ti vuole bene, in poche parole ci vogliamo bene con gli alti e i bassi, tipici delle relazioni.
A. 13 anni
Persona accolta
L’esperienza come operatrice al San Filippo è molto impegnativa ma, allo stesso tempo, ricca di emozioni. Sapere di essere uno dei punti di riferimento per i ragazzi ti carica di tantissime responsabilità ma con il lavoro in equipé sai di poter raggiungere molti obbiettivi finalizzati alla crescita di tutti.
Denise
Operatore
Tra l’ignoto e il divenire. Essere un operatore di comunità significa aprire la stessa porta ogni giorno, entrando in un mondo nuovo. Non sai mai come potrà essere quella giornata, ogni minuto scandito all’interno di quel mondo. Per questo devi essere disposto al continuo divenire: è un lavoro di fino in cui devi essere sempre pronto ad aggiustare il tiro, equipaggiato sempre dai migliori strumenti che puoi avere, dalle migliori intenzioni che puoi possedere. Ogni giorno è diverso, ogni giorno cambierai. Ma quando richiudi quella porta, non sarai mai lo stesso di quando sei entrato.
Può far paura spesso, ma è lo stimolo forte della curiosità e dello sperimentarsi in modi diversi che ti farà nuovamente affacciare a quel mondo.
Stefania
Operatore
In comunità mi sento abbastanza a mio agio ultimamente, mi trovo bene sia con i ragazzi che con gli adulti, anche se in passato non mi ci trovavo bene. A stare qui ho imparato molte cose, ho capito certi sbagli che ho fatto in passato e che non rifarei mai, ho capito l’importanza dell’amicizia, anche se a volte ci sono stati dei momenti no. Ho imparato ad allontanare le persone che mi facevano stare male e gli amici falsi che ho avuto.
La comunità è un posto che mi ha fatto cambiare in meglio e crescere mentalmente, è il posto che mi ha salvato dagli errori che ho fatto e che avrei potuto fare in futuro.
G. 18 anni
Persona accolta
Secondo me la comunità è un posto che ti fa capire molte cose, ti fa esprimere molte cose e ti fa sentire come a casa; ma neanche a casa, ti fa proprio sentire in un posto protetto con cibo, acqua e con tutto quello di cui hai bisogno. Io vi dico la mia: io non la sento come una casa la sento come una fortezza con educatori che ti insegnano ad comunicare, ti insegnano le buone maniere, ti insegnano ad esprimerti con gli altri ad farti capire se sei in difficoltà: questo e quello che penso io.
N. 11 anni
Persona accolta
Lavorare in una struttura residenziale per minori è qualcosa che trascende da un semplice operato professionale; è una scelta di vita, una missione, una decisione rinnovata ogni giorno. Se nel lavoro dell’educatore socio pedagogico è previsto, indipendentemente dall’ambito operativo di intervento, che il professionista guidi i propri bambini o ragazzi nel loro percorso di crescita, per chi lavora in una struttura residenziale la professione si declina secondo l’etimologia stessa del termine, conducendo giorno giorno gli ospiti sul giusto sentiero, supportandoli nella loro crescita in ogni ambito della loro vita e personalità, estraendo da ciascuno le parti migliori ed inconsapevoli di sé.
Scegliere di operare come educatore professionale all’interno di una comunità per minori implica essere disposti a condividere e mettere in gioco caratteristiche personali, sistemi valoriali, modelli, emozioni, vissuti, sapendoli ridefinire ed utilizzare come strumento professionale per plasmare, mediante un sapiente labor limae condiviso in equipe, la forma mentis degli adulti di domani.